
Quella di Bibì è una lunga storia. Bisogna tornare indietro a Settembre 2012, la Sveva ricominciava il nido dopo la pausa estiva.
Primo giorno di asilo, come sempre senza troppi drammi (lei!). Ero a casa dal lavoro e dopo averla accompagnata ero andata a fare la spesa. Fare la spesa era diventato il mio passatempo prediletto durante la prima maternità, col pancione ero diventata “addicted to Supermercato“, una vera Supermercato-dipendente, esperta di volantini, raccolte punti e salva tempo , la Regina del Carrello, dei parcheggi Rosa e delle Casse Prioritarie. Una pazza. Senza lista della spesa. Poi con l’arrivo della Sveva mi ero data una calmata, con la carrozzina preferivo le passeggiate all’aria aperta alle corsie degli alimentari. Spingevo il mio piccolo tesoro camminando a 3 metri da terra, anche lungo le strade di campagna del mio Paese dimenticato da Dio, mi sembrava di sfilare sul Red Carpet (Meno male che mi aveva preso la Poesia. Non si sa quanti soldi ho speso, in quei 9 mesi di attesa, per ingredienti improbabili di piatti assurdi, CHE NON HO MAI CUCINATO). Ma con la seconda gravidanza ravvicinata ero pronta a ricominciare. In parte, il fatto che un po’ lavoravo ha contenuto la mia sindrome compulsiva da casalinga disperata, però -e qui ritorno a quel giorno di Settembre- le mattine in cui ero a casa e la Sveva al nido, nulla poteva trattenere me & Pancione numero 2 dalla nostra seduta relax all’Ipermarket. Così- dicevo- quella mattina sono andata a fare la spesa. E quella mattina, persa come poche nell’attesa di tornare a prendere la Sveva, cercavo un regalino da farle trovare a casa al ritorno dal nido, un piccolo premio. E così ho trovato questo mini cagnolino di peluche, che ha cambiato per sempre le nostre vite. Lo infilo nel carrello, ignara di aver appena adottato un nuovo componente in famiglia e, tornata a casa, lo preparo sul divano per il ritorno della Miss. Torna lei. Lo vede subito, occhio furbetto, esaltata come non mai lo agguanta e lo chiama per nome, come fosse sempre stato suo, come se lo conoscesse da sempre, come se fosse l’unico e solo peluche del cuore: BIBÌ. Immaginiamolo detto dalla gioia di una bimba di un anno e mezzo. Una gioia contagiosa, quella dei bambini, un entusiasmo che sanno trasmetterti senza riflettere… BIBÌ!!!!!! E così, per forza, anche io già lo amavo. Con la sua fantasia e la sua esuberanza si è inventata una storia per BIBÌ, fatta di abbracci, coccole, del suo nome urlato in mezzo a mille risate, lanci (anche violenti), girotondi e chi più ne ha più ne metta. Una storia che conoscono tutti, quelli che ci girano attorno, la storia di BIBÌ, il cagnolino della Sveva, che lei ha saputo raccontare, anche se ancora nemmeno parlava. Da quel giorno BIBÌ è sempre con lei: Bibì all’asilo, Bibì a far la nanna, Bibì al ristorante, in vacanza, al parco, Bibì in bagno, Bibì nella doccia, Bibì in lavatrice. Le Tate del nido la mattina salutavano la Sveva & Bibì, i bimbi gli facevano la Ola, le altre mamme lo conoscevano tutte. Nonni, zii, amici, parenti. BIBÌ. Forse anche sua sorella Emma ha detto “Bibì” prima di iniziare a parlare. Bibì è stato il famoso oggetto di transizione per aiutare la Sveva (o forse più me… ) nei momenti del distacco. Ero tranquilla se c’era Bibì. Anche quest’anno con il passaggio alla Scuola Materna Bibì ha fatto il suo dovere, sempre più spelacchiato e sbiadito, ma non ha mollato un colpo.
Potete immaginare il mio stato d’animo quando lunedì sera mi telefona Papà Ste dopo aver recuperato le bimbe da mia sorella e mi comunica, lapidario: Abbiamo perso Bibì. Io ho sofferto veramente. Un colpo al cuore. È iniziata la liturgia delle chiamate a mia sorella per ricostruire, tipo scena del delitto, che percorsi aveva fatto da quando aveva preso le bambine a scuola. Un investigatore privato mi avrebbe dato la nomina ad honorem: “Marta, quando l’hai visto l’ultima volta?” “Dove siete state?” E lei “Al supermercato” (Noooooo, ironia della sorte, la pena per contrappasso). “Allora torna al supermercato” “Già fatto, non c’è” (cassiere interrogate, passanti pure). Mancava solo la foto segnaletica del peluche. Anche Papà Ste, sotto mia minaccia telefonica era andato, con figlie a carico, a ricontrollare il parcheggio del Nido, ultima tappa di mia sorella nel prelevamento nipoti, ultimo avvistamento di Bibì prima di andare al Supermercato. Io coordinavo le ricerche telefonicamente, tornando dal lavoro, ma dell’amato Bibì nessuna traccia. Lunedì sera, serata triste (per me, la Sveva mi rassicurava dicendo: “mamma torna, come l’altra volta!” e in effetti anche in casa si era perso varie volte e rispuntava sempre. Ma ora era fuori, solo e al freddo). Che magone! Il peluche del cuore, quello dei ricordi da portarsi dietro per sempre… Povero Bibì… La mattina dopo mentre vado al lavoro mi chiama mio Papà e mi racconta quello che mia sorella, per dignità, si era risparmiata di dire, nonostante l’avessi tartassata: “Ieri sera io e tua sorella, come due deficienti, siamo tornati a cercare Bibì al supermercato, a guardare sotto le macchine“. Forse voleva farmi sentire in colpa, ma io ero ancora triste. “Fa’ sapere se lo trovate…“. Poi al solito orario, squilla il telefono. Sarà la solita chiamata di Stefano al volo prima che anche lui entri al lavoro “Le bimbe bene, all’asilo tutto ok” (reportage Ansa di quando le accompagna) e invece, squilla il telefono e… “È tornato Bibì!” Ma vi immaginate la gioia?! Per farla breve Bibì è stato perso nel parcheggio del nido, la Tata Alessia nell’uscire l’ha visto. Ha pensato bene di riportarlo dentro al nido- “per non fargli prendere umidità là fuori“, ha dichiarato -e la mattina dopo Papà Ste e la Emma l’hanno ritrovato. Chiamate come se piovesse a me, mia sorella, mio papà. Tutti sollevati, la Sveva felicissima quando l’ha riabbracciato. E poi, stamattina supplico mia figlia di lasciarlo a casa. È ora. Se lo perde, significa che se ne dimentica. Se lo dimentica, significa che non ne ha più bisogno. Può restare a casa. Niente da fare, non se ne parla. Sono in ritardo, cedo. Poi davanti all’asilo mi dice: “Mamma, lo lascio in macchina così stasera lo ritrovo“. Un nodo di emozione: la mia bambina è diventata grande.
Bibì, però, non ho saputo lasciarlo sul sedile… l’ho infilato nella borsa ed è venuto al lavoro con me.
La Mamma della Sveva, per un giorno, è ritornata Bambina.
Chiara Mum
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